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L'infanzia negata


Qualche anno fa portavo mia figlia alla scuola del  paese in cui abitiamo; ricordo che, mentre aspettavo che uscisse  dall’edificio, ero solita fare due chiacchiere con le altre mamme in attesa. Avendo io alcuni anni in più della media dei genitori che frequentavano insieme alla mia bambina, notavo che le mamme apparivano molto giovani e mi sembravano delle ragazzine. Inizialmente attribuivo questo al fatto che io ero appunto un po’ più “vecchia” di loro ma poi, con il passare del tempo, notai che non era solo questo. Molte mamme e papà, oltre a vestire in modo appariscente e anche fuori luogo rispetto alla situazione, erano addirittura quasi non distinguibili dai loro figli/e. In particolare era molto evidente nelle femmine: bambine vestite in modo non consono alla loro età, molto alla moda, con abiti e accessori del tutto simili a quelli della mamma, appariscenti e talvolta audaci. In seguito e in molte altre occasioni, questi comportamenti mi sono apparsi sempre più diffusi ed evidenti. Nei parchi giochi, i bimbi sono molto pochi, le mamme e i papà spesso lavorano, e nonne e baby sitter spesso non possono o non vogliono portare i bambini all’aria aperta e li tengono in casa. Questo comporta che i bimbi sono sempre più spesso davanti al televisore, che, come sappiamo, diffonde programmi non propriamente educativi anche in fasce orarie in cui i piccoli sono ancora svegli. Inoltre, l’utilizzo sempre più diffuso del cellulare, ha aperto ai minori delle porte che avrebbero dovuto restare chiuse ancora per molto tempo…

CONVENZIONE ONU DEI DIRITTI DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA


L’ infanzia non ha mai avuto nell’arco dei secoli un riconoscimento come momento evolutivo particolare dell’essere umano . I bambini erano considerati piccoli adulti  da sorvegliare e punire, poco utili e spesso fastidiosi. Solo alla fine dell’ottocento, ma soprattutto nel 900 compaiono molte leggi che stabiliscono la diversità dei bambini rispetto agli adulti e li tutelano. Nel 1989 con la convenzione ONU dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza i bambini sono considerati soggetti portatori individuali dei loro diritti.

L’Articolo 1. della convenzione specifica chi è definibile “fanciullo”:

Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un’età inferiore a diciott’anni, salvo  se abbia raggiunto la maturità in virtù della legislazione applicabile.

 

“I diritti garantiti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia sono raccolti in un documento in cui ogni articolo è da considerarsi di uguale importanza, indivisibile, correlato agli altri e interdipendente. La Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia è stato il primo strumento di tutela internazionale a sancire nel proprio testo le diverse tipologie di diritti umani: civili, culturali, economici, politici e sociali, nonché quelli concernenti il diritto internazionale umanitario.Il testo contiene anche articoli rivolti alla protezione contro l'abuso e lo sfruttamento e si impegna a far sì che il bambino faccia valere il proprio pensiero.

Gli articoli della Convenzione possono essere raggruppati in quattro categorie in base ai principi guida che informano tutta la Convenzione:

  1. Principio di non discriminazione: sancito all'art. 2, impegna gli Stati parti ad assicurare i diritti sanciti a tutti i minori, senza distinzione di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione del bambino e dei genitori;
  2. Superiore interesse del bambino: sancito dall'art. 3, prevede che in ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata di assistenza sociale, l'interesse superiore del bambino deve essere una considerazione preminente;
  3. Diritto alla vita, sopravvivenza e sviluppo: sancito dall'art. 6, prevede il riconoscimento da parte degli Stati membri del diritto alla vita del bambino e l'impegno ad assicurarne, con tutte le misure possibili, la sopravvivenza e lo sviluppo;
  4. Ascolto delle opinioni del bambino: sancito dall'art. 12, prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i procedimenti che li riguardano, soprattutto in ambito legale. L'attuazione del principio comporta il dovere, per gli adulti, di ascoltare il bambino capace di discernimento e di tenerne in adeguata considerazione le opinioni. Tuttavia, ciò non significa che i bambini possano dire ai propri genitori che cosa devono fare. La Convenzione pone in relazione l'ascolto delle opinioni del bambino al livello di maturità e alla capacità di comprensione raggiunta in base all'età.

 

Nel contesto storico e sociale in cui viviamo, si assiste ad un’inversione di tendenza rispetto alle direttive dell’ONU che sminuisce o  in parte invalida tutto il lavoro compiuto per riconoscere la diversità e i diritti del bambino, infatti la tendenza ad “adultizzare” i bambini è in continua crescita.

Nella nostra società l’infanzia è spesso al centro di un processo schizofrenico: da un lato la protezione del bambino è riconosciuta, cime mai nel passato, un valore primario e inderogabile dalla collettività; dall’altro appare invece diffusa la tendenza a perseguire forme più pervasive di “adultizzazione” dei bambini che violano questa età della vita proprio nel suo principio costitutivo, cioè il “diritto ad essere un bambino”, di crescere cioè seguendo tempi e tappe fisiologiche.

Anna Oliverio Ferraris – Jolanda Stevani “L’erotizzazione dei bambini nella pubblicità”

Psicologia contemporanea 2008, n.205

LA SITUAZIONE ATTUALE




La vita sempre più frenetica, imperniata prevalentemente sull’attività lavorativa, porta gli adulti a desiderare che i figli turbino il meno possibile le loro vite. Per cui, dovranno imparare a gestirsi da soli e diventare autonomi ad oltranza, anche facendo ciò che è troppo precoce e pericoloso per la loro età. Molti genitori, spesso inconsapevolmente, tolgono ai figli la libertà ed il diritto di essere piccoli, affrettandone la crescita e attribuendo loro competenze e capacità che in realtà non possiedono ancora. Bambini con vite pianificate, gravati da impegni scolastici e sportivi, sovente privi di spazi per il tempo libero, il gioco spontaneo, la creatività espressiva, la noia, il silenzio, la leggerezza. Bambini che fanno tutto in modo finalizzato, per un obiettivo (che spesso non è il loro ma quello dei genitori), per una performance. Bambini poco seguiti, poco coccolati ed ascoltati nei loro bisogni di dipendenza e di rassicurazione anche perché l’attuale generazione di genitori preferisce delegare alle istituzioni scolastiche, alla tecnologia, ai media, ai giochi, la responsabilità di crescere, accudire, stimolare ed educare i figli.

Tale iper-stimolazione può rendere un bambino confuso, insicuro, stressato ed angosciato dal peso delle aspettative irrealistiche che i genitori riversano su di lui, impossibilitato ad esprimere la sua fragilità “connaturata” nella sua condizione di infante, e non riconoscere ciò può farlo sentire inadeguato (provocando anche problemi di ansia, panico, difficoltà di apprendimento, depressione, disturbi alimentari, consumo precoce di psicofarmaci). Così l’infanzia si può trasformare in una negazione, in una contraffazione dei suoi aspetti più autentici.

 I PICCOLI IMITANO GLI ADULTI   


“I piccoli imitano gli adulti e meno male che lo fanno, significa che stanno assorbendo informazioni, che stanno apprendendo dal mondo che li circonda. Spesso li sentiamo pronunciare la frase “da grande vorrei essere come mamma” o “da grande vorrei fare quello che fa papà”. È normale quindi che giochino a cucinare, che ripetano le azioni dell’adulto, che si trucchino per assomigliare a loro, che gli rubino i vestiti, che si illudano di essere COME l’adulto e quindi GRANDI. Questo NON significa che vadano forzati nel loro processo di crescita, non sono oggetti il cui genitore può fare quello che vuole per essere orgoglioso di lui e mostrarlo a tutti. La frase “quando sarò grande”, “non vedo l’ora di diventare grande” serve per acquisire il senso di libertà e l'illusione di poter fare da soli.

I BAMBINI DEVONO GIOCARE perché il gioco li aiuta nella crescita a sviluppare la capacità creativa, l’inventiva, la simulazione e quindi differenziare ciò che è reale e ciò che non lo è.”

Ciò che noi facciamo, come ci comportiamo, ogni momento della nostra vita con loro, ha una grande influenza sui bambini poiché noi siamo i loro primi e più importanti  punti di riferimento.

Dalla premessa al libro :“I bambini imparano quello che vivono”(di Dorothy Law Nolte): “…nei miei trent’anni di esperienza come pedagogo e animatore di gruppi di genitori sono giunto a credere che la maggior parte delle madri e dei padri vogliano davvero essere amorevoli, comprensivi, disponibili, sinceri e giusti con i propri figli…il problema è che la maggior parte di loro non ha mai seguito un corso sui metodi e sulle tecniche d’interazione, comunicazione e disciplina che insegnano ai genitori a essere compassionevoli, amorevoli, sinceri e giusti….spesso è solamente per mancanza di consapevolezza e paura che i genitori trasmettono le loro opinioni limitate e i loro problemi emozionali ai figli…ci vogliono coraggio e consapevolezza per spezzare i modelli negativi e distruttivi che, a nostra insaputa, possono determinare il modo con cui interagiamo con i nostri bambini, e per scegliere di vivere con la consapevole intenzione di crescerli sani, felici ed equilibrati…essere genitori è un nobile mestiere. Non sottovalutate mai il potere che avete di creare un futuro migliore, non solo per i vostri figli, ma per tutta l’umanità”; Jack Canfield.

Brunetta Del Po - Daniela Temponi

 

SITOGRAFIA

http://www.studiosalem.it/risorse/genitori-e-figli/la-solitudine-dei-bambini-moderni/

https://www.psicologia-torino.it/blog-psicologia/160-super-baby-adulti-precoci

https://corpibambini.wordpress.com

http://adolescienza.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/05/10/l%E2%80%99adultizzazione-dei-bambini%E2%80%A6-c%E2%80%99era-una-volta-l%E2%80%99infanzia/

BIBLIOGRAFIA

Dorothy Law Nolte -I bambini imparano quello che vivono-

Anna Oliverio Ferraris – Jolanda Stevani “L’erotizzazione dei bambini nella pubblicità” Psicologia contemporanea 2008, n.205