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Perché la paura fa ammalare Prima Parte : Che cos’è la paura

 

“Un uomo diventa privo di paura, accettando le proprie paure. Non è un problema di audacia: devi solo osservare in profondità i fatti della vita e comprendere che le tue paure sono naturali. Dunque le accetti!”

Osho -Il coraggio-

 

“La paura sembra avere molte cause. C’è la paura della perdita, la paura del fallimento, di essere feriti e così via, ma in ultima analisi tutte convergono nella paura della morte e dell’annullamento da parte dell’ego.”

Ekart Tolle -Il potere di adesso-

 

La paura è definita, secondo gli studi del dott. Elkman e del Dott. Friesen un'emozione primaria, comune sia al genere umano che a quello animale.
Paul Elkman, riconosce sette emozioni principali innate e individuabili in tutte le popolazioni:

- felicità / godimento
- paura
- rabbia
- disgusto
- tristezza
- sorpresa
- disprezzo

 

La paura è una reazione di allarme considerata come un fenomeno fisiologico normale, utile alla sopravvivenza della specie umana e animale. Istintivamente la sperimentiamo nei confronti di situazioni che possono arrecare un danno come, ad esempio, incidenti stradali, disastri aerei, rapine, violenze fisiche ecc.Queste paure comuni, “innate” nella nostra specie, vanno distinte da altre che si sviluppano nel corso della vita, le cui cause dipendono dal significato individuale che è attribuito ad una determinata situazione, attraverso valutazioni psicologiche su noi stessi e sull’ambiente. In questo modo, possiamo trasformare qualcosa di innocuo per la maggior parte delle persone, in un evento più o meno pericoloso per noi stessi (ad esempio, la paura di prendere l’ascensore). Potenzialmente ogni oggetto, persona o evento, può essere visto come pericoloso. Possiamo provare paura di fronte a :

eventi del mondo esterno: ad esempio, un evento dal significato ignoto e sconosciuto, oscurità o perdita di visibilità dell'ambiente circostante, altezze e volo serpenti, roditori, ragni e altri animali

aspetti relazionali e sociali: ad esempio, la paura di fare brutta figura nell’esporsi in pubblico, nell’iniziare una relazione amorosa o di amicizia, di essere rifiutati

aspetti psicologici interni (paura della nostra reazione interiore): ad esempio, la paura di perdere il controllo per la rabbia, o la paura di essere sopraffatti dalla tristezza.
 

La paura si manifesta precocemente  nell’essere umano: intorno ai sei mesi  il bambino, avendo acquisito la capacità di riconoscere i volti noti, svilupperà la paura degli estranei, dopo i diciotto mesi potrà avere paura del buio. 

Alcune paure appartengono a determinate fasi evolutive e tendono a declinare spontaneamente, come la paura di animali, del tuono o del buio.

Anche la solitudine, ad esempio, può simboleggiare una situazione di pericolo per la nostra sopravvivenza: durante la prima infanzia rappresenta la possibilità di essere abbandonati dalla figura materna da cui dipende sostanzialmente la nostra vita, ma anche la malattia, la vecchiaia e le  condizioni di calamità naturali in cui ci sentiamo vulnerabili o prevediamo di aver bisogno dell’aiuto altrui perché temiamo di non farcela da soli.

Molte altre paure legate all’esperienza (ad esempio, il morso di un cane), insorgono anche nell’età adulta e possono stabilizzarsi, aumentare progressivamente nel tempo o sparire.

Oggi assistiamo all’insorgere di nuove paure, che a volte hanno una base realistica perché legate a eventi tragici, a nuove malattie, a nuovi atteggiamenti. La più grande di queste paure collettive è nata con lo scoppio delle due bombe atomiche durante la seconda guerra mondiale ed è stata alimentata dalla sperimentazione legata al nucleare.

Nel 2001 la paura dell’energia nucleare ha lasciato il posto ad altre paure che occupano il primo piano della scena sociale. Una grande paura degli ultimi tempi, infatti, riguarda la salute e in particolare il contagio.

Oltre alle cause di reale minaccia i timori si sono spostati a un’infinita varietà di tensioni, più o meno evidenti, più o meno sommerse. Abbiamo paura di ciò che non conosciamo, ma anche della troppa intimità; temiamo di ammalarci o di perdere il controllo, di essere manipolati o di essere respinti; paventiamo le troppe responsabilità o il fallimento; soprattutto ci preoccupiamo di non essere amati e riconosciuti per quello che siamo: questo è il terrore più profondo, che tutti proviamo, indistintamente, almeno una volta nella vita, anche se alcuni lo mascherano meglio di altri.

 

 LE REAZIONI DELLA PAURA

Secondo la biologia, ad un evento possiamo reagire in 2 modi: con la paura o con l’amore.

Se reagiamo con la paura, possiamo mettere in atto 3 diverse strategie:

  • La fuga, che ci permette di non ammalarci, ma non elaboriamo certi vissuti

  • La lotta, che ci fa ammalare, perché il tempo che impieghiamo è comunque più lungo di quello per la fuga

  • L’immobilità, che sfocia nella frustrazione, e che ci fa ammalare al 100%: in natura non esiste questa opzione, ed è per questo che è la più distruttiva.

Il vissuto soggettivo tipico della paura si caratterizza da una sensazione sgradevole di disagio e da un forte desiderio di “evitare” il potenziale pericolo.

 

La reazione di paura dal punto di vista fisico:

  • il tono muscolare aumenta fino a causare dei lievi tremori
  • il cuore batte più rapidamente
  • tutti i sensi aumentano la loro vigilanza sull’ambiente
  • sensazioni di freddo
  • mancanza di respiro

 

Elementi costanti dell’esperienza di paura sembrano essere, dal punto di vista fisico, la “tensione”, che può giungere fino ad una sorta di “immobilità” (infatti si dice “essere paralizzati dalla paura” oppure ci si sente estremamente “congelati e rimpiccioliti” come per cercare di scomparire); dal punto di vista psicologico, il pensiero di una persona è centrato senza altre distrazioni, sull’evento pericoloso atteso.

Esiste poi l’aspetto gestuale, indagato da Paul Elkman che descrive le manifestazioni espressive della paura.

 Espressione facciale

L'espressione facciale della paura è spesso confusa con la sorpresa. Mentre entrambe le espressioni mostrano sopracciglia distintamente sollevate, le sopracciglia di un'espressione di paura sono più dritte e più orizzontali mentre a sorpresa sono sollevate e curve. Anche la palpebra superiore viene sollevata più in alto nella paura che nella sorpresa, esponendo più sclera (bianco dell'occhio). Alla fine, le labbra sono tese e distese dalla paura ma più aperte e rilassate dalla sorpresa. 

 

 

 

  Espressione vocale

Quando si sperimenta la paura, la propria voce ha spesso un tono più alto e un tono più teso. Si può anche urlare.

  Postura della paura

La posizione della paura può essere quella di mobilitare o immobilizzare, congelare o     allontanarsi.

 

FISIOLOGIA DELLA  PAURA

 

Quando l’uomo e/o l’animale vive una situazione di paura, un evento drammatico e shoccante (incidente, perdita di un caro, animale feroce, ecc.) il suo organismo mette in atto istantaneamente dei processi chimico-fisiologici per far fronte al problema.

 

Tutte le informazioni che percepiamo tramite i sensi passano attraverso l’amigdala, una piccolissima struttura del nostro sistema limbico che costituisce, a sua volta, l’area più antica del cervello, retta esclusivamente dalle emozioni. L’amigdala tiene sotto controllo tutto quello che succede dentro e fuori di noi, e nel momento in cui avverte una possibile minaccia, attiva una serie di connessioni per generare un insieme di complesse reazioni.

 

L’amigdala rappresenta l’epicentro degli eventi coinvolti nella modulazione degli stati d’ ansia, ed è implicata nella risposta emozionale, cognitiva, autonomica ed endocrina allo stress.

Nel momento in cui si sperimenta il pericolo, questa piccola ghiandola riesce a mettere il cervello in modalità auto protettiva, riducendo le risorse alla memoria e dirottandole in altre zone al fine di mantenere i sensi in uno stato di allerta, specificamente mirato alla sopravvivenza.

Una cascata di ormoni e neurotrasmettitori si mettono così in moto per attivare o disattivare organi e apparati. Il grande decisore è il cervello.

Una delle prime cose che avvengono è l’attivazione dei tubuli collettori renali con lo scopo fondamentale di trattenere l’acqua e alcune proteine (come la creatinina).

In pericolo o in pieno conflitto tratteniamo acqua e uriniamo molto di meno.
Ecco alcune delle sostanze che si producono nel corpo:

Cortisolo; le ghiandole surrenali liberano nel sangue l’ormone dello stress perché è funzionale per far aumentare la forza dell’organismo. Se si è in pericolo serve molta energia!

Adrenalina e noradrenalina; l’ipotalamo stimola la produzione di questi due importantissimi ormoni dalla funzione vaso-costrittiva, cioè tolgono il sangue da organi che non servono (apparato digerente, uro-genitale, ecc.) per direzionarlo dove invece è vitale: sui muscoli (gambe, braccia o zampe), il tutto allo scopo di scappare o attaccare. Normalmente si chiudono anche gli sfinteri perché in pericolo di vita o durante un combattimento non si può perdere tempo a defecare (decodifica biologica della stipsi).

Glucosio; aumenta grazie al lavoro del fegato la produzione endogena di zucchero, anche perché se si è in pericolo o in lotta è necessario avere in circolo enormi quantitativi di zucchero (decodifica biologica del diabete…).
In totale assenza di glucosio nel sangue, come durante un digiuno, lo zucchero non manca: come mai? Perché il cervello può ordinare in qualsiasi momento al pancreas (cellule alfa) e al fegato di produrre tutto lo zucchero necessario! Quindi se siamo in costante conflitto avremo sempre iperglicemie, anche se si sta attenti al cibo.

ADH; è un ormone antidiuretico liberato dalla neuroipofisi, una ghiandola posta al centro del cervello. Questa ghiandola (che è in verità un prolungamento dell’ipotalamo) produce anche ossitocina, chiamata ormone dell’amore, che viene rilasciato nel sangue quando si è felici e quando si prova piacere.
La cosa fondamentale da comprendere è che la neuroipofisi può liberare sono UNO dei due composti: Ossitocina o ADH, mai contemporaneamente!
Il messaggio fisiologico è chiarissimo: o si vive nell’amore e nel piacere (Ossitocina) o si vive nella Paura (ADH).
Se costringiamo l’organismo a produrre ogni giorno ADH significa che stiamo vivendo nell’angoscia, e questo ci impedisce di essere felici e provare piacere.
L’ADH è chiamato anche vasopressina perché blocca l’urina e fa trattenere dall’organismo, come detto prima, il liquido più importante che esista: l’acqua!

Brunetta Del Po – Daniela Temponi

SITOGRAFIA

http://www.terapiacognitiva.re.it/servizio/la-paura-le-paure/

http://www.treccani.it/enciclopedia/paura_%28Dizionario-di-Medicina%29/

https://www.stateofmind.it/2018/12/ansia-neuroscienze/

https://www.paulekman.com/universal-emotions/what-is-fear/

https://lamenteemeravigliosa.it/paura-basi-fisiologiche-psicologiche/

https://disinformazione.it/2019/11/18/paura-la-piu-antica-e-potente-emozione-umana/